Materie critiche, SCI e INSTM pubblicano risultati indagine tra ricercatori
In concomitanza con l’avvio alla Camera dei Deputati dell’iter di conversione del dl sulle materie prime critiche, la Società Chimica Italiana (SCI) ed il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM) rendono noti i risultati di un sondaggio, realizzato in concerto con EIT Raw Materials, per raccogliere informazioni e dati in relazione alle attività di ricerca in corso tra soci SCI ed afferenti INSTM nell’ambito delle materie prime critiche.
L’indagine, tramite un questionario scritto, ha raccolto 537 risposte e fornisce un’importante panoramica delle opinioni e delle priorità all'interno delle due comunità scientifiche, nonché informazioni preziose per orientare la ricerca e le politiche di indirizzo, anche in ordine normativo.
Le materie prime critiche più ricorrenti tra le attività di ricerca dei rispondenti sono il rame, il cobalto e il nichel, seguite dal litio, il silicio, PGM (Platinum Group Metals) e l’alluminio.
Il 29,6% dei ricercatori è impegnato in attività di ricerca e studio per trovare alternative e sostituire i materiali critici mentre il 47,4% dei rispondenti ha dichiarato di lavorare sulle CRM da più di cinque anni, di cui il 34,1% da più di dieci.
La maggior parte dei rispondenti (64.9%) svolge la propria attività in modo indipendente, senza collaborazioni con aziende. Per quando concerne le collaborazioni con aziende, queste riguardano prevalentemente il settore energetico (batterie, catalisi eterogenea per abbattimento di gas di scarico, produzione di idrogeno, energia geotermica), il settore agrochimico (es. Cu), trattamento acque reflue, settore ceramico, recupero da RAEE.
“Questi numeri - dichiarano Gianluca Farinola, Presidente della SCI, Federica Bondioli, Presidente di INSTM, Andrea Caneschi, Direttore di INSTM e Silvia Gross dell’Università di Padova, che ha contribuito alla redazione - segnalano la grande attenzione delle nostre comunità di ricerca su una questione strategica per l’Europa e l’Italia. I numeri dicono anche che vanno consolidate le forme di collaborazione col privato, in particolare sugli ambiti di ricerca volti a rendere più efficiente l’uso delle risorse e allo sviluppo dei sostituti, con l’obiettivo europeo del 25% di materie prime critiche provenienti da attività di recupero e riciclo. Il nostro auspicio - concludono - è che questi dati aiutino il legislatore per un quadro normativo tarato sulle esigenze reali e volto a valorizzare il contributo della scienza e della ricerca”.
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