Materie Prime Critiche: presentato il Position Paper frutto del convegno promosso da Accademia dei Lincei e Fondazione Donegani

Rame, litio, terre rare, cobalto: sono alcune delle materie prime critiche (CRM) su cui si gioca il futuro della transizione ecologica e digitale. Questi materiali sono essenziali per la produzione di batterie, motori elettrici, pannelli fotovoltaici, elettrolizzatori, semiconduttori e numerosi altri componenti strategici. In un contesto in cui la domanda globale cresce rapidamente, l’Italia e l’Europa rischiano di rimanere ostaggio di fornitori esterni, spesso concentrati in poche aree del mondo. Garantire un approvvigionamento sicuro, sostenibile e diversificato di queste risorse è diventato oggi un obiettivo strategico imprescindibile, n non solo per sostenere la transizione energetica, ma anche per consolidare l’autonomia industriale e tecnologica del continente.

Per affrontare questo tema, l’Accademia Nazionale dei Lincei e la Fondazione Guido Donegani hanno promosso, insieme a importanti partner scientifici e industriali – tra cui il CNR, la Società Chimica Italiana, l’Associazione Italiana di Ingegneria Chimica, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali e Confindustria Energia – un convegno tenutosi a Roma il 22 e 23 maggio 2025. Il dibattito ha dato vita a un position paper che offre un’analisi aggiornata delle potenzialità italiane e delle criticità strutturali lungo tutta la filiera: estrazione, riciclo, raffinazione e innovazione.

Senza materie prime critiche non ci saranno né energie rinnovabili né auto elettriche, né tecnologie pulite. L’Italia deve affrontare ora il tema dell’autonomia strategica”, avvertono gli autori.

Un quadro europeo in evoluzione: il Regolamento europeo sulle materie prime critiche

Il documento parte dal quadro normativo europeo recentemente rinnovato con il Regolamento 2024/1252 (Critical Raw Materials Act), che elenca 34 materie prime critiche e 17 strategiche. Tra gli obiettivi principali del Regolamento: ridurre la dipendenza da fornitori esterni all’UE, promuovere attività di estrazione, raffinazione e riciclo all’interno dei confini europei, identificare progetti strategici e favorire l’innovazione industriale.

Il caso italiano: potenzialità da valorizzare

Contrariamente a quanto spesso si crede, l’Italia dispone di risorse minerarie rilevanti per alcune CRM, anche se il potenziale è ancora largamente inesplorato. L’interruzione delle attività estrattive negli ultimi trent’anni ha frenato lo sviluppo proprio mentre cresceva l’interesse per materiali come litio, cobalto e tantalio. Attualmente non esistono miniere metallifere attive, ma l’Italia è già primo produttore europeo di feldspati e lo diventerà per la fluorite dal 2026. Dei circa 3.500 siti estrattivi attivi, solo 22 producono CRM, e nel 2022 queste hanno rappresentato appena il 2% della produzione mineraria nazionale. Studi recenti (ISPRA, ENEA, università) evidenziano ulteriori potenzialità per litio, barite, rame, terre rare, titanio, magnesio e antimonio, ma lo sviluppo è ostacolato da ostacoli burocratici, opposizione locale e scarso interesse da parte degli investitori. In questo scenario, il riciclo rappresenta un elemento importante, ma non sufficiente a soddisfare la domanda in crescita, data la recente diffusione industriale di molte CRM. È quindi necessario riattivare la produzione primaria, anche attraverso il recupero da discariche minerarie. Accanto a questo, il documento segnala una filiera nazionale già attiva nel riciclo di CRM da rifiuti elettronici, batterie e scarti industriali, rafforzata da quattro progetti strategici finanziati a livello europeo. Tuttavia, il settore sconta limiti strutturali: bassa raccolta differenziata, mancanza di impianti di raffinazione in Italia e dipendenza da trattamenti all’estero, con conseguente perdita di valore e controllo sulle risorse.

Il ruolo della ricerca e dell’innovazione

Un altro asse su cui il position paper pone l’accento è quello della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico. L’Italia si distingue per la vivacità della sua comunità accademica in materia di CRM, con studi orientati al riutilizzo di rifiuti solidi, sul riciclo di materiali utilizzati nel campo dell’energia e sullo sviluppo di nuovi materiali con basso o nullo contenuto di CRM. Tuttavia, si evidenzia la necessità di rafforzare il collegamento tra ricerca e industria attraverso piattaforme pubblico-private, con tre priorità strategiche: sostituzione di materiali critici (es. magneti senza terre rare), processi di riciclo a basso impatto e sviluppo di materiali circolari per applicazioni non strategiche.

Proposte operative: nove priorità per costruire una strategia nazionale

Nel documento vengono delineate alcune linee di azione concrete per sviluppare una strategia industriale e scientifica nazionale sulle CRM. Tra le priorità: potenziare la comunicazione, l’educazione e la formazione per accrescere la consapevolezza pubblica, con un ruolo chiave affidato alla comunità scientifica; sostenere le strutture territoriali per l’apertura e la rivalutazione di siti minerari e impianti di riciclo; migliorare la mappatura geologica, già in corso grazie all’attività di ISPRA. Si propone inoltre di valorizzare l’urban mining, incrementare la qualità dei materiali riciclati, sviluppare filiere strategiche basate su economia circolare, e costruire una rete nazionale per la raffinazione delle CRM. Fondamentale sarà la riconversione di impianti industriali dismessi, l’accordo su forniture diversificate, la creazione di scorte strategiche, e il sostegno alla ricerca e all’innovazione attraverso partenariati pubblico-privati e strumenti di finanziamento. Infine, si sottolinea l’importanza di un approccio integrato, diffuso e articolato, in grado di incidere su tutti gli stadi della filiera e superare visioni settoriali o frammentarie.

Scarica il position paper.

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